Questa mattina arrivo in ufficio presto e come ogni lunedì scorro le stories su Instagram e incorro in più di un post di alcune organizzazioni che come noi di occupano di viaggi studio all’estero.

In primo piano fotografie, video, quotes di decine di ragazzi sui sedici/diciassette anni che con t-shirt e zainetti loggati si preparano a partire “in gruppo” per quella che dovrebbe essere l’esperienza o forse la vacanza della loro vita. Immagino il senso di “rassicurazione” che deve aver avuto quell’incontrarsi insieme, con tanti ragazzi che hanno scelto di vivere la stessa avventura, e penso a come anche i genitori debbano essere stati felici di vedere che “tanta gente” si sia affidata alla stessa organizzazione.

Inizio a pensare ai miei sedici anni e alla mia vacanza in UK, la partenza con il gruppo di italiani e il modo con cui, invece, partono per la loro avventura “i miei” di ragazzi. Mi vengono all’orecchio le tante critiche che ascolto da parte di presidi e professori di tanti licei italiani che pensano che lo studio all’estero sia un’esperienza negativa e spesso controproducente. Mi frullano in testa tanti pensieri, idee contradditorie, ma ancora una volta mi convinco che non ci possano essere soluzioni valide per “la massa”.

Non tutti gli studenti possono e devono fare lo stesso tipo di esperienza. Occorre saper ascoltare, capire, e interpretare i ragazzi ed è un lavoro tanto bello quanto difficile. La sfida è scegliere la scuola, il paese, il programma, la durata giusta per le esigenze di ciascuno.

Si possono vendere “pacchetti” di viaggio studio a prezzi super convenienti promettendo destinazioni da favola o orientare a percorsi didattici utili a garantire la realizzazione dell’esperienza di vita migliore sia a livello personale, sia a livello accademico.

In effetti, i nostri colleghi all’estero spesso sono convinti che ai nostri ragazzi interessino solo le mete da “italiani” appunto e siano interessati a poco altro, ma non è così!

In realtà, incontro ogni giorno ragazzi capaci di mettersi in gioco, capaci di affidarsi, disponibili a progettare il proprio futuro con determinazione e impegno senza desideri di “fuga” dalla propria insostenibile realtà, ma desiderosi di guardare oltre i propri confini spazio temporali mantenendo lo sguardo al presente.

Ascoltare e comprendere interessi e passioni che spesso non si sa neppure di avere e progettare un futuro pieno di prospettive e di opportunità, scegliendo di andare “lontano”, scoprendo qualcosa di “nuovo”, uscendo dalla propria comfort zone, mettendosi in gioco con nuovi amici di culture e lingue diverse, e provando ad arrangiarsi e a cavarsela da soli anche davanti ad un imprevisto.

Questo è il senso di un viaggio all’estero, questa la sfida che fa crescere, che rende liberi e che stimola anche il dialogo e la comunicazione in una lingua “straniera”, questo l’inizio di un viaggio alla scoperta del mondo che auspicabilmente entusiasmerà al punto da farci da stimolo e motore per una nuova partenza.

È triste sentire storie di ragazzi che raccontano di esperienze all’estero dove “non hanno imparato nulla”, dove “sono stati solo con italiani”, dove “la scuola era troppo facile”.

Ricordate: dipende tutto da voi! Abbiate l’audacia di informarvi, di capire, di cercare il meglio e abbiate l’ambizione di essere protagonisti della vostra vita e della vostra avventura e di giocarla fino in fondo. Il mondo è ricco di opportunità ma decidere quale strada imboccare richiede competenza e abilità, non fermatevi all’apparenza delle cose. È in gioco la vostra realizzazione!